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mercoledì 3 ottobre 2012

Cantiamogliene 4!


Geroglifici a Recanati


È il 1987 quando gli U2 raggiungono la vetta del successo planetario con l’album “The Joshua Tree”, grazie anche alla collaborazione di Brian Eno.
Di quell’album fa parte una canzone molto suggestiva, che ha rischiato fino all’ultimo di non essere neanche inclusa nell’incisione finale.
Stiamo parlando di “Where The Streets Have No Name”, che tradotto sarebbe “Dove le strade non hanno nome”.
La musica è opera di The Edge, storico chitarrista della band, ma quello che ha sempre incuriosito i più è a cosa faccia riferimento il testo.
Gli U2 due anni prima avevano partecipato al Live Aid, evento benefico in favore delle popolazioni africane e Bono, in compagnia della moglie, aveva anche visitato l’Etiopia, Paese in cui le strade appunto non hanno nomi, ma numeri.
In realtà, però, il testo prende spunto dalla città di Belfast in Irlanda del Nord, dove le persone vengono categorizzate in base alla via e al numero civico della propria abitazione: condizione economica, religione, provenienza sono facilmente desumibili sulla base del semplice indirizzo e più ci si avvicina alla collina, più aumenta lo stato di benessere.
Ecco allora che sognare strade senza nomi equivale a sognare una società più equa.
Che c’entra questo con Recanati? Da noi le strade un nome ancora ce l’hanno.
Quelle sì in effetti, sono i nostri monumenti a non averlo più!
A differenza di quanto avviene in Etiopia, però, ora non sono identificati da numeri, bensì da veri e propri geroglifici! O, quanto meno, da una riedizione moderna del sistema di scrittura egizio.
È facile notare in questi giorni diverse persone che, scrutando la nuova cartellonistica turistica, si scervellano per dare un’interpretazione ai vari segni.
Cerchiamo di capirci qualcosa, prima che il Comune ci fornisca una definitiva e chiarificatrice stele di Rosetta!
Alcuni simboli sono facilmente riconoscibili e possiamo convenire che nessuno si dovrebbe perdere alla ricerca di toilette, poste, area wifi, punto di informazione, ecc.
Altri invece necessitano di un’accurata spiegazione, ad esempio:
·         l’uccellino rappresenta la Torre del Passero Solitario, a meno che un turista di passaggio non lo scambi per una riserva ornitologica (il che potrebbe causare una cocente delusione, visto che al massimo troverebbe qualche puzzolente piccione nel chiostro di Sant’Agostino);
·         la ruota è la piazza vista dall’alto, per cui gli UFO non dovrebbero trovare particolari problemi, mentre chi cammina a terra potrebbe non comprendere, soprattutto qualora non avesse mai visto piazza G. Leopardi e quindi non ne conoscesse la forma;
·         il tempio non è la banca, ma il museo di Villa Colloredo Mels;
·         la croce greca dovrebbe indicare il Duomo e non una tomba templare;
·         l’8 orizzontale è il simbolo dell’infinito in matematica, dunque trattasi del Colle dell’Infinito. Siamo più che certi che qualcuno debba fare un bel ripassino prima di comprenderne al volo il significato;
·         il punto da cui si diramano dei raggi dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) rappresentare il punto panoramico. L’abbiamo dedotto perché, dopo un’accurata caccia al tesoro, ci siamo trovati all’interno di Palazzo Venieri.
Ora un turista potrebbe dire: “non potevano lasciare le scritte di prima?”. A dir la verità un paio di scritte ci sono (“Gigli” e “Leopardi” per distinguere le due case natali), ma dobbiamo anche ammettere, al di là delle battute, che la nuova cartellonistica quanto meno consente di evitare ogni problema linguistico e si apre dunque al turismo straniero.
Tanto più se consideriamo che alcuni dei simboli utilizzati sono internazionalmente riconosciuti.
Non meno importante inoltre è l’aspetto estetico, notevolmente migliorato con le tavole in legno, rispetto agli oramai obsoleti cartelli metallici.
Certo è che non sapevamo che il Comune avesse incaricato uno scriba piuttosto che un architetto, il che è tutt’altro che denigratorio, anzi. Magari da domani ci troviamo un bel disegno al posto del nome della nostra via e potremmo portare Recanati alla ribalta come il Paese dove le strade non hanno nome!


LP


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