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martedì 19 giugno 2012

Cantiamogliene 4!


 Non chiudete il black dog in gabbia per una fiera!



Un labrador gira per gli studi di registrazione. Sono gli studi Headley Grange e in quel giorno del lontano 1971 vi si trovano anche i Led Zeppelin.
Il loro cantante, Robert Plant, è in bagno a cercare l’ispirazione per buttar giù dei versi da associare ad un pezzo ideato dal bassista John Paul Jones, con un potente riff di basso.
Plant vede il cane dalla finestra, è nero e la canzone acquisisce così il suo titolo: “Black Dog” (Cane nero).
Peccato che poi parli più che altro del desiderio per una donna, tranne qualche breve accenno al cane, che in molti, non conoscendo il retroscena, attribuiscono ad una sorta di ode satanica (in particolare con riferimento al verso “Occhi che brillano di un rosso infuocato” o alla parola “dog”, che vuol dire cane, ma che è anche il rovescio della parola “god”, che vuol dire Dio).
Ora pensate se quel cane avesse passato la sua giornata chiuso in una gabbia in una fiera locale. Addio “Black dog”! Magari uno dei pezzi più famosi della storia del rock avrebbe avuto un altro titolo…
Poco male in fin dei conti, ma sorte ben diversa per il povero labrador.
Non per essere dei fanatici animalisti, ma nel 2012 crediamo che con un po’ di buon senso si possa dire che alle fiere non sia un bello spettacolo l’esposizione di animali di una certa stazza (in particolare cani, gatti, ma anche conigli ad esempio) all’interno di minuscole gabbie che lasciano appena lo spazio per girare su se stessi.
Ed invece no, ci si sbaglia, perché il dio denaro viene sempre prima di tutto e quindi il non poter esporre un cane in gabbia non viene visto come un diritto riconosciuto all’animale, ma come la violazione di un diritto dell’espositore!
La questione viene trattata come se al posto dell’animale in carne ed ossa ci fosse un vaso di terracotta: “Io ho l’autorizzazione a vendere vasi, il Comune non può vietare l’esposizione di vasi in gabbia!” (quando invece il Comune ha il diritto/dovere di selezionare le "merci" ammesse o meno ad ogni fiera cittadina specificandolo nel bando a cui devono partecipare gli espositori).
Noi pensiamo che sia ora di cambiare regole e atteggiamenti. Le persone sono molto più attente alle questioni riguardanti gli animali, il non esporli fisicamente ad una fiera non dovrebbe pregiudicarne l’acquisto.
D’altra parte non serve un genio per inventarsi metodi alternativi di pubblicità.
Basterebbe portare alle fiere delle immagini, stampare fisicamente delle foto, farle passare in una cornice digitale oppure munirsi di uno schermo in cui trasmettere dei video (basta un semplice collegamento ad un PC portatile).
Non stiamo parlando di fantascienza, anzi siamo sicuri che agli occhi delle nuove generazioni sembri più bizzarra l’idea di trovare un cane in gabbia alla fiera di San Vito piuttosto che vederlo in foto!

LP

La settimana scorsa: Tra sultani e sceicchi

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